dicembre 14, 2007

La felicità? Passa dall'accettazione dei propri limiti

Siete infelici? Troppo critici con voi stessi? Niente paura: forse siete solo dei perfezionisti. La cura esiste e consiste nello smettere di esserlo. O meglio: per essere più contenti di sé e vivere meglio basta fare pace con il cervello, come si direbbe in gergo, e accettare il fatto che non si può essere perfetti. Riconoscere i propri limiti e conviverci serenamente fa vivere meglio noi stessi e le persone che ci circondano. Così negli Stati Uniti i corsi di autostima, sia quelli veri che quelli taroccati venduti in dvd, hanno radicalmente modificato i loro mantra. Le massime "credi in te stesso", "non accettare mai un no immotivato come risposta", "non mollare mai" sono state sostituite dal più karmico "se puoi tollerare i tuoi limiti lo possono fare anche gli altri". La notizia è apparsa sul New York Times. Anche perché, e qui c'è poco da scherzare, il disagio e l'infelicità legati alla non realizzazione della perfezione talvolta possono avere conseguenze serie. Gli psicologi dividono i perfezionisti in tre tipi:  1. quelli concentrati su se stessi che sono molto esigenti nei propri confronti ma non nei confronti degli altri; questa tipologia di persone è a rischio di depressione. 2. quelli zelanti che si aspettano la perfezione da sé e dagli altri; questa tipologia di persone rovina sistematicamente le relazioni interpersonali. 3. quelli che vivono la vita cercando di essere all'altezza di quello che immaginano gli altri si aspettino da loro; questa tipologia di persone è a rischio di suicidio o di disordini alimentari. "Essere perfezionisti non è un disvalore; per esempio c'è chi lo è nel lavoro o nello studio. Il problema sorge quando uno cerca di esserlo su tutti i fronti: essere un uomo o una donna, madre o padre, figlio/a, impiegato/a perfetti è semplicemente impossibile", sottolineano alcuni psicologi della University of California intervistati dal New York Times. Fonte: Carey B. Unhappy? Self-Critical? Maybe you're just a perfectionist. New York Times 4 Dicembre 2007.

scritto da emanuela grasso

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