Nei paraggi avrei dovuto trovare una tenda di Amazigh e avrei potuto scaldarmi con del te caldo.
Ho caminato verso nord e incontro un anziano che mi porta nella sua tenda in cima al monte, qui la percezione di essere in alto è particolare essendo che sono altipiani, quindi ci si puo' facilmente trovare a salire a 2500 metri di altezza ma sembra di essere andati su una collina.
Fuori una bambina giocava, raccoglieva legna, pascolava caprette, la nonna faceva del pane su una piastra, decisi di passare del tempo con loro, Il tajine, che consiste in bollito di verdura o frutta, cotta in un piatto di terracotta, per chi può con pesce o carne.
Il "Taghelmust"è un orgoglio per l'uomo Amazigh per il colore prezioso Indaco, anche però per coprirsi il viso da vento e calore.
Il saggio mi ha rivestito del turbante e insegnato meticolosamente a indossarlo, da quel momento mi sentivo come parte dello stesso spirito, "Figli del vento", come vengono chiamati.
Questo popolo ha a cuore l'appartenere in maniera cosi viscerale alle vaste montagne e deserti, vivere nei "Jiaima" tende con stoffa spessa solitamente nera e inoridisce al pensiero di vivere in una casa di pietra e il non potersi spostare.
La tribu' è matriarcale, è la donna ad amministrare il campo essendo che gli uomini passano molto del loro tempo a pascolare o in viaggi. Le donne non hanno il vincolo del velo come con il resto delle culture nord africane e quindi più libere.
A questo punto dall'anziano ricevo una proposta, diventare guida di cammelli per la loro tribu', sicuramente scherzava, ma quando te lo propongono significa che hai conquistato il loro cuore e atto di fiducia. (continua....)
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